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28 aprile 2020

App IMMUNI – Cosa è e come funziona

L’App Immuni è l’applicazione scelta dal Governo per gestire i movimenti delle persone durante la Fase 2 dell’emergenza Covid-19. Si tratta di uno strumento per controllare gli spostamenti dei cittadini al fine di limitare il numero di contagi e tenere sotto controllo la successiva fase dell’emergenza, identificando le persone con cui un soggetto eventualmente contagiato venisse a contatto durante questo periodo.

L’applicazione tuttavia non sarà obbligatoria, ma potrà essere scaricata su solo in modo volontario sul proprio smartphone.

Come funziona questa Applicazione? 

Essa traccia lo spostamento degli utenti iscritti sull’applicazione in modo che sarà possibile ricostruire velocemente tutti gli incontri dell’eventuale soggetto contagiato con altre persone che a sua volta potrebbero essere state contagiate.

Con quest’applicazione dovrebbe essere possibile rendere molto più attendibile la catena dei contatti (e degli eventuali contagi), prevedendo essa l’utilizzo del bluetooth che consentirebbe in modo automatico di registrare i codici identificativi di altri smartphone dotati a propria volta di Immuni.

Sulla scelta di “centralizzazione” dei dati attraverso un server o di “decentralizzazione” sui singoli dispositivi (il primo sistema costituirebbe un maggiore pericolo in termini di cybersecurity e non porrebbe un presidio adeguato per una eventuale indebita sorveglianza), una nota del Ministero dell'innovazione riferisce che “Il sistema di contact tracing dovrà essere finalizzato tenendo in considerazione l'evoluzione dei sistemi di contact tracing internazionali, oggi ancora non completamente definiti (PEPP-PT, DP-3T, ROBERT), e in particolare l'evoluzione del modello annunciato da Apple e Google” (ovvero la decentralizzazione).

L'App Immuni insomma seguirà il modello più protettivo della privacy (“decentralizzato”), che è anche quello voluto da Google e Apple.

La tutela della privacy è infatti uno degli aspetti che preoccupa maggiormente i cittadini ma non solo: in particolare, si allegano in calce al presente, dal sito del Garante della Privacy, le Linee guida del “Comitato europeo per la protezione dei dati” del 04/2020 sull'uso dei dati di localizzazione e degli strumenti per il tracciamento dei contatti nel contesto dell’emergenza legata al COVID-19, adottate il 21 aprile 2020. 

 

In particolare, il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, in una propria intervista rilasciata a Il Mattino del 17 aprile 2020,  così dichiara: “Bisognerebbe adottare - e presto - una disciplina uniforme a livello nazionale che impedisca disparità di trattamento tra cittadini su base territoriale e assicuri garanzie equivalenti per tutti. C'è stata, invece, una proliferazione di iniziative". 

"Ad ora ci sono tante iniziative. A ciascuna di esse, mi chiedo, è seguita effettivamente un'autonoma valutazione d'impatto privacy, l'individuazione di server sicuri nei quali allocare i dati in maniera protetta, impedirne usi a fini diversi e cancellarli non appena ne cessi l'utilità? Di fronte a una pandemia che esige un coordinamento almeno in ambito europeo, sarebbe contraddittorio differenziare - addirittura a livello regionale - le modalità di azione".

"L'Autorità partecipa ai lavori della Commissione, in una posizione del tutto distinta da quella degli esperti di nomina ministeriale, per esprimere le esigenze di protezione dati sin dalla fase di scelta della soluzione da adottare. In quella sede, abbiamo in particolare indicato come preferibili le misure basate sulla volontaria adesione del singolo, sulla conservazione "in locale" del diario dei contatti, sui dati blue tooth (pseudonimizzati), in quanto maggiormente selettivi e, dunque, di minore impatto sulla privacy".

"L'indicazione fornita alla Commissione è che siano preferibili soluzioni fondate sulla volontaria adesione del singolo, anche perché misure basate sui dati raccolti dai dispositivi mobili (che presuppongono dunque la costante presenza del telefono accanto a noi) sono diffìcilmente coercibili. Il contact tracing necessita dell'adesione di circa il 60% della popolazione: se si riesce a sensibilizzare tale quota di cittadini, il risultato potrebbe essere a un tempo rispettoso della privacy e proficuo per il contenimento dei contagi".

Conclude nella propria intervista il Garante: "La potenziale contrapposizione tra privacy e salute pubblica è il riflesso della più generale tensione tra libertà individuali e interessi collettivi, che solo la democrazia può rendere equilibrio, se non addirittura in sinergia. La sfida di oggi è nel garantire che i diritti individuali siano limitati nella (sola) misura necessaria a salvaguardare quante più vite umane possibili. La disciplina di protezione dati già comprende al suo interno le limitazioni necessarie a garantire istanze solidaristiche quali quelle espresse dalle esigenze di salute pubblica, secondo i criteri della proporzionalità, precauzione e temporaneità".

In allegato il seguente Link: 

https://www.garanteprivacy.it/documents/10160/0/Linee-guida+04_2020+sull%27uso+dei+dati+di+localizzazione+e+degli+strumenti+per+il+tracciamento+dei+contatti+nel+contesto+dell%E2%80%99emergenza+legata+al+COVID-19.pdf/cfd0ddc9-86b8-b643-4335-7851a3d82e19?version=1.0