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08 marzo 2021
Una riflessione in tempi di Covid sui test d’ingresso universitari.
Si ritiene che la “Beat Generation” negli anni cinquanta dello scorso secolo abbia poi ispirato i cambiamenti del sessantotto ed oggi ormai i nostri ragazzi, sostanzialmente per tutte le scuole di ogni ordine e grado sono parte di una “DAD generation”, ovvero da ormai un anno – salvo alcuni periodi di lezioni in presenza – stanno frequentando appunto con la DAD, la didattica a distanza. Al di là di perdere quei momenti di confronto e socialità che costituiscono parte dell’esperienza scolastica che tutti noi abbiano vissuto in passato, si pone il tema di quanti stanno per terminare gli studi secondari per affrontare gli studi universitari. Qui parrebbe che nulla sia cambiato per i test d’ingresso, salvo la modalità non in presenza ma a distanza, quasi in nome di un portare avanti la situazione esistente, ad eccezione dello stretto adeguamento tecnologico della prova a distanza e non in presenza, in sostanza quell’operare “business as usual” che invece la pandemia Covid sta dimostrando non sia più sostenibile tal quale. E’ certamente una provocazione sul quale mi farebbe piacere si aprisse un dibattito – ahimè a distanza – con i colleghi impegnati nel mondo della scuola – sul test d’ingresso per le università nell’anno 2021 che nel frattempo sono in corso. Butto lì alcune domande per il dibattito. Hanno ancora senso i test d’ingresso per una generazione di studenti che ha seguito la sola didattica a distanza? I test sono ancora uno strumento per migliorare la resa delle università quando le statistiche mostrano una quantità di laureati comunque bassa rispetto al resto d’Europa? Come sistema Paese ci possiamo permettere di ridurre comunque le fila di potenziali studenti in taluni settori – uno per tutti la facoltà di Medicina ma la riflessione potrebbe aprirsi anche per Ingegneria – dove già oggi scontiamo una carenza importante che comunque non riesce a garantire il ricambio generazionale rispetto ai professionisti che andranno in pensione?
Valter Aristodemo Artelli, Direttore Editoriale