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25 giugno 2020

Il ponte di San Michele, un capolavoro di ingegneria da oltre 130 anni

Per pochi chilometri siamo fuori dal territorio di Monza e Brianza ma è una testimonianza importante dell’ingegneria passata il Ponte di San Michele sul fiume Adda, conosciuto anche come ponte di Calusco, di Paderno o ponte Röthlisberger dal nome del progettista. Si legge nella pagina di Wikipedia: “è lungo 266 metri e si eleva ad 85 metri al di sopra del livello del fiume Adda. Fu tra i primi esempi di costruzione che sfruttò i principi della teoria dell’ellisse di elasticità e fu pertanto successivamente reso oggetto di studi, analogamente ad altri grandi ponti metallici eretti negli stessi anni su progetto dell’ing. Gustave Eiffel, come il ponte Maria Pia di Oporto (Portogallo) e il viadotto di Garabit (Francia).”

 

Presenta la particolarità di svolgere la duplice funzione di collegamento stradale (riservato al traffico leggero ed a senso unico alternato) e ferroviario per i treni della linea Milano – Bergamo via Carnate che peraltro passa da Monza, anzi passava in quanto, dopo la chiusura per motivi di sicurezza del settembre 2018 a seguito di valori anomali del sistema di monitoraggio, la linea è spezzata in due tronconi. I lavori di messa in sicurezza e ripristino del ponte sono stati portati avanti per fasi, sei mesi dopo si è riaperto alla mobilità ciclabile e pedonale ed un anno dopo sono transitate le auto ed i bus navetta che collegano le due stazioni di Paderno e Calusco. Adesso di parla di quest’autunno – sperando non ci siano stati slittamenti per il Covid – per riaprire ai treni, quindi due anni dopo. Ed a proposito di Covid c’è poi una curiosa coincidenza fra il ponte di San Michele (o quasi, come si dirà dopo) ed il Covid ed è un film che li lega. “Cassandra Crossing” è un film del 1976 che racconta di un treno internazionale Ginevra - Stoccolma – ai tempi non esistevano i collegamenti aerei di oggi e quindi vi erano molti convogli internazionali - su cui si rifugiano dei terroristi  svedesi, contaminati da un virus nei laboratori di ricerca di Ginevra. Il treno, ovviamente compreso gli ignari passeggeri, viene prima completamente sigillato dalle autorità militari che gestiscono l’emergenza – con una forma di “lockdown” decisamente peggiore della nostra - e poi consapevolmente inviato in Polonia su una linea chiusa da anni dove si trova il viadotto detto “Cassandra Crossing”, abbandonato da anni e che quasi sicuramente crollerà sotto il peso del treno, togliendo quindi di mezzo ogni traccia. In realtà le scene finali del film sono state girate sul ponte gemello di Gabarit prima citato che però assomiglia molto al nostro ponte di San Michele. Ed entrambi i ponti continueranno a svolgere non solo il loro “mestiere” di ponte di collegamento, anche perché non pare che in tempi - non si dice brevi ma nemmeno medi -  si ipotizzi un nuovo ponte fra lecchese e bergamasca, ma anche di archeologia industriale a cui tutti gli ingegneri non possono che affermare “tanto di cappello” se si pensa ai mezzi di calcolo e tecnici dell’ottocento, ad esempio il San Michele è tutto chiodato senza una saldatura dal 1889. Ed a proposito di “cappello”, Monza è stata la città del cappello e dei cappellai, tanto che negli anni trenta del novecento si contavano oltre 35 cappellifici con tante ciminiere che erano un segno del paesaggio urbano. Molte di queste sono scomparse e forse a breve ne mancherà un’altra, quella dell’ex feltrificio Scotti sul viale Cesare Battisti che la proprietà ha chiesto di demolire nell’ambito di un piano di costruzione di nuovi edifici, dove la ciminiera, segno della storia industriale monzese, lascerà il posto a palazzi di una decina di piani a poche centinaia di metri dalla Villa Reale.

Valter Aristodemo Artelli, direttore editoriale.