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11 febbraio 2020
Il 2020, anno che dovrebbe essere la prima grande tappa per il raggiungimento di ambiziosi risultati ambientali, nella programmazione dell’Unione Europea, con un taglio del 20% della produzione dei gas serra (rispetto al 1990), il raggiungimento di una quota pari al 20% di energia da fonti rinnovabili ed un miglioramento del 20% nell’efficientamento energetico, si è aperto, almeno per la regione padana, con una situazione decisamente poco incoraggiante. Nel solo mese di Gennaio lo sforamento dei limiti di PM10 registrati nelle principali città di pianura (Milano, Pavia e Cremona, per fare alcuni esempi) ha superato i 25 giorni su 31. Praticamente per tutto il mese di Gennaio i cittadini dell’area padana hanno respirato aria di pessima qualità.
L’intenzione di questo e dei prossimi contributi non è quella di trovare spiegazioni semplicistiche né di scatenare battaglie ideologiche. Mi interessa piuttosto fare il punto della situazione con i contributi che ritengo più validi e scientificamente fondati e ragionare in maniera logica e non pregiudiziale sulle possibili azioni da mettere in campo per attenuare e possibilmente riportare a significativi valori questo problema.
Cominciamo con il ricordare sinteticamente che cosa si intende con “inquinamento atmosferico”.
Può sembrare scontato ribadirlo, ma facciamolo ugualmente.
L'inquinante atmosferico è un fattore o sostanza che determina l'alterazione di una situazione stazionaria attraverso:
Fin qua una definizione ancora piuttosto asettica, almeno eccetto il terzo punto che invece potrebbe destare qualche fonte di preoccupazione.
Il passo successivo è la definizione di uno standard, ovvero i livelli delle “sostanze già presenti” o dei “composti estranei” che, eccedendo rispetto alla concentrazione naturale oppure presenti in determinate concentrazioni possono nuocere, per effetti immediati oppure di accumulo, sul metabolismo umano (per ora limitiamoci a questo, per lo meno). Tali livelli sono definiti nel D.Lgs. n° 155 del 13/8/2010 e ss. mm. ii. (D.Lgs. n° 250/2012) in cui trovano attuazione la Direttiva 2008/50/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 21/5/2008, relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa, e le nuove disposizioni di attuazione nazionale della Direttiva 2004/107/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 15/12/2004, concernente l’arsenico, il cadmio, il mercurio, il nickel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell’aria ambiente.
In particolare all’allegato II del succitato Decreto vengono definite le soglie limite per il Biossido di Zolfo, Biossido e ossido di Azoto, Particolato, Piombo, Benzene, Biossido di Carbonio, Arsenico, Cadmio, Nichel e Benzo(a)pirene. L’allegato II indica anche il numero massimo di superamenti per anno consentiti.
Veniamo rapidamente alle cause che determinano la presenza di questi inquinanti. Cito uno studio promosso dal progetto LIFE PREPAIR volto a definire strategia per combattere l’inquinamento nel bacino della pianura padana. Qui si dice che: “uno dei maggiori contributi è dovuto al traffico su strada (trasporto merci e veicoli leggeri), non solo come prodotto della combustione, ma anche ad esempio a causa dell’usura dei freni e dell’asfalto. La parte preponderante del particolato generato dal traffico è inoltre dovuta alla emissione di precursori (soprattutto NOx).
Altri importanti settori che danno origine al particolato sono il riscaldamento domestico, il settore agricolo e il settore industriale.” Vi invito a visitare e navigare il sito del progetto: http://www.lifeprepair.eu/
Bene. Abbiamo definito cosa è l’inquinamento, quando l’aria diventa inquinata, quali sono le cause dell’inquinamento. Passiamo dunque nel campo delle soluzioni.
Il decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155 all’articolo 9 recita (tolgo i vari riferimenti incrociati che personalmente odio e rendono le leggi… illeggibili): “Se, in una o piu' aree all'interno di zone o di agglomerati, i livelli degli inquinanti (…), superano (…) i valori limite (…) le regioni e le province autonome (…) adottano un piano (…) che preveda le misure necessarie ad agire sulle principali sorgenti di emissione aventi influenza su tali aree di superamento ed a raggiungere i valori limite nei termini prescritti. In caso di superamenti dopo i termini prescritti (…) il piano deve essere integrato con l'individuazione di misure atte a raggiungere i valori limite superati nel piu' breve tempo possibile. Se, in una o piu' aree all'interno di zone o di agglomerati, e' superato il valore obiettivo previsto per il PM2,5 (…) il piano contiene, ove individuabili, le misure che non comportano costi sproporzionati necessarie a perseguirne il raggiungimento.