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24 novembre 2021

La scuola al tempo del COVID

Come districarsi tra protocolli e buonsenso Cap.I Le mascherine.

 

Dopo oltre due mesi dall’apertura della scuola, possiamo fare qualche considerazione sulla situazione attuale di regole anti-contagio.

Cominciamo con il dire che praticamente, per fare iniziare l’anno scolastico, sono stati applicati gli stringenti protocolli di quello scorso, fatta eccezione per la mascherina; mentre l’anno scorso con zero vaccinati ci si recava in classe e dopo essersi seduti al proprio banco/cattedra si poteva togliere la mascherina, quest’anno con circa il 95% di docenti vaccinati e circa il 62% di studenti nella fascia 10-19 vaccinati ognuno la tiene sul naso per tutte le cinque/sei ore. Sempre. Perché anche quando si esce dalla classe è vero che ci si reca all’aperto, ma è sempre un aperto assembrato e quindi necessita di mascherina. Se poi piove e bisogna fare l’intervallo nei corridoi bisogna poi fare attenzione a non spostarsi troppo dalla zona di bolla assegnata alla classe…

Unica eccezione della giornata la merenda all’intervallo: si può abbassare la mascherina solo seduti al proprio banco (ma senza inclinarsi troppo a destra o a sinistra perché altrimenti non c’è più il metro tra le rime buccali). Ho avuto notizie di maestre scrupolose che hanno insegnato ad abbassare la mascherina per morsicare il boccone e poi rialzarla mentre si mastica e spero vivamente che siano leggende metropolitane.

Nella sostanza, dopo essere stati seduti per due ore, o si sta seduti anche all’intervallo, se si mangia lentamente o ci si ingozza per poter muoversi in libertà. Aggiungiamo poi che nell’intervallo si deve anche areare ampiamente l’aula e così nei giorni freddi gli alunni mangiano nella tormenta.

E qui facciamo allora anche delle considerazioni sulle regole del corretto uso della mascherina che, come potete ben immaginare, gli alunni rispettano scrupolosamente: prima di indossarle si igienizzano le mani con il gel, poi la adattano per bene al naso e non la toccano più per 5 ore e se nel caso la toccano con le mani sporche la re-igienizzano con l’apposito spray. Lascio a voi immaginare la realtà…

Diciamo che, nei fatti, come osservano sempre i ben pensanti (che hanno visto un’aula almeno 50 anni orsono) “Siamo noi adulti che ci poniamo troppe fisime, i ragazzi non fanno storie e sopportano con stoicismo i loro DPI”. E perché allora non aggiungere anche che la portano con entusiasmo?

Sicuramente avete in mente quei locali dove vengono usati gli ultrasuoni per la disinfestazione e dove ogni 30 secondi si sente un “ZZzzTT”? Ecco nelle aule sarebbe necessario un nastro che con la stessa frequenza ripete: “La mascherina sul naso!”, “Alza quella mascherina: non funziona che quando urli ai tuoi compagni l’abbassi per farti sentire meglio”. “Se la togli per starnutire, allora cosa l’hai messa a fare? Prof! Ma così si inzuppa!”. Ora consideriamo che l’essere umano tocca il volto una ventina di volte l’ora senza accorgersene: oggigiorno si  riadatta la mascherina con la stessa frequenza e la domanda sorge spontanea, quanto diminuirà la protezione dopo una giornata di scuola? Considerando inoltre che fior di esperti sentenziano che volendo ben guardare servirebbe una FFP2? La realtà è che secondo lo scrivente, se anche i ragazzi avessero una fazzoletto o una sciarpa davanti alla bocca il risultato non cambierebbe di molto.

Possiamo allora trarre la conclusione che l’importante è che si rispetti il protocollo, legalmente si è protetti e tutti sono contenti, poi se ci saranno contagi, sarà colpa dei ragazzi che non applicano regole così facili da osservare (sulla carta), se non ci saranno sarà merito delle scrupolose regole che sono state previste (sulla carta). 

Alberto Citterio