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01 febbraio 2021
Chamois in Valle D’Aosta è un piccolo paesino alpino di 96 anime, situato a 1816 metri dal livello del mare e che guarda il panorama della Valtournenche tanto che gli è stato attribuito il nome di “Perla delle Alpi”. Ha poi una caratteristica particolare, fra i pochi in Italia, ed è quella della totale assenza di auto, dove l’unico mezzo consentito per circolare è la bicicletta. Il Comune, peraltro, è raggiungibile attraverso l’antica mulattiera da Buisson, impiegandoci almeno un paio d’ore; oppure, sempre con mezzi sostenibili, da La Magdeleine a 1644 m attraverso un sentiero con meno curve. In alternativa, sempre da Buisson c’è la funivia per chi non vuole impegnarsi fisicamente. Paradossalmente, se si scende a valle e si percorre la strada statale SR 46, si raggiungono con l’auto le rinomate località sciistiche di Cervinia; qui, molto spesso nei giorni di grande richiamo turistico sembra di ritrovarsi in coda in tangenziale a Milano.
Sull’altro fronte del Cervino, nel Canton Vallese, nelle Alpi svizzere per raggiungere gli impianti sciistici elvetici, è possibile farlo usando i mezzi a motore sino a Visp; qui si posteggia l’auto e si arriva (solo così!) in treno a Zermatt, e poi si continua solo ed esclusivamente con i piedi o le funivie. In Svizzera, questa scelta di scoraggiare l’uso delle auto esiste da molto tempo oramai; un altro paese “no auto” per usare uno slogan è Saas Fee, ma ne esistono diversi e da parecchi anni. In Italia, a parte l’eccezione del comune di Chamois in Valle D’Aosta, questi centri non esistono e su tutto l’arco alpino i mezzi su gomma risultano quelli più diffusi – anche perché sono gli unici esistenti o rimasti - per raggiungere le piste e le località montane. La stessa Cortina d’Ampezzo, che nel 2026 insieme a Milano, dovrà ospitare i giochi olimpici invernali, non ha più la ferrovia elettrica che la collegava a Dobbiaco a nord ed a Calalzo – Ponte delle Alpi a sud e che è stata avventatamente dismessa subito dopo le olimpiadi del 1964 e non appare destinata ad una sua ricostruzione. Negli anni nel nostro Paese, soprattutto con l’industria del turismo, si è incentivato l’uso indiscriminato dei veicoli a motore, a discapito della salvaguardia ambientale e paesaggistica. Oggi, però, il grande desiderio di riavvicinarsi alla natura non contaminata e con meno fonti inquinanti, è tale che molte comunità alpine mirano a percorsi e sentieri alternativi da offrire ad un pubblico naturalistico. Ci si auspica che Stato e Regioni intervengano in maniera decisa affinché i turisti provenienti dalle grandi città possano raggiungere tranquillamente le valli con i mezzi privati, per poi poter lasciare le loro auto e salire su mezzi “green” come ferrovie e funivie o percorrere sentieri alternativi. Come nelle grandi e medie città fa “tendenza” l’uso di mezzi ecologici a discapito delle automobili, in nome di una cultura diversa da quella sinora dominante, così la montagna deve essere il luogo della ritrovata tranquillità, del contatto con la natura e i suoi sapori. E in questo gli svizzeri hanno, già da tempo, tracciato la strada o meglio lasciato binari e funi.
Daniele Carelli