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17 maggio 2021

PNNR, gli ingegneri pronti a fare la loro parte

Come nasce e quali opportunità offre il più grande piano di aiuti mai varato dalla UE

Il PNRR è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. […] L’Italia deve combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza, per consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”.

Così l’attuale Presidente del consiglio dei ministri Mario Draghi termina la sua premessa alle 270 pagine che compongono il documento dedicato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presentato dall’Italia lo scorso 30 aprile alla Commissione Europea.

Musica per le orecchie di noi ingegneri, verrebbe da dire, poiché come a tutti è noto, il Piano si articola lungo una serie di direttrici di rilevanza strategica che contemplano interventi la gran parte dei quali rappresenta un’opportunità unica per i professionisti delle aree tecniche, quindi per tutti noi: tecnologie digitali, energia, ecologia, territorio, infrastrutture, mobilità sostenibile, salute, innovazione…

Al fine di offrire a tutti l’opportunità di comprendere le linee essenziali secondo cui è stato costruito e si articola il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ripercorriamone velocemente la genesi e i contenuti. Chi vorrà approfondire i contenuti del documento ufficiale presentato alla Commissione Europea, potrà scaricarlo dal link situato in fondo a questa pagina.

 

La nascita del piano NextGeneration UE

L’impatto di forte squilibrio socio-economico causato dalla pandemia di Covid-19 ha portato l’UE ad affrontare all’inizio del 2020 una situazione che, per la prima volta dal secondo dopoguerra, ha costretto i suoi vertici ad abbandonare gli schemi classici di gestione della cosa comunitaria. Prendendo in prestito la famosa frase che Mario Draghi pronunciò il 26 luglio 2012 nel corso di un summit economico a Londra, un nuovo “whatever it takes” si andava palesando chiaro e urgente: e la risposta della UE non poteva non esserne all’altezza.

Alla sospensione del patto di stabilità sono così immediatamente seguite cospicue misure di sostegno all’economia, con la messa a punto di un programma strutturale che, a fine maggio 2020, ha visto ufficialmente la luce come Next Generation EU (NGEU): 750 miliardi di euro in aiuti, destinati a far ripartire l’ingranaggio economico degli stati membri, di cui una buona parte sotto forma di sovvenzioni.

 

Due strumenti, uno per il breve e l’altro per il lungo periodo

Sono essenzialmente due gli strumenti che compongono il programma NGEU: il primo studiato per sortire un impatto a breve termine, il secondo per agire sul lungo periodo. Il primo strumento è il cosiddetto REACT-EU (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe), una misura da 47,5 miliardi di euro concepita per sostenere le economie nel biennio 2021-2022. Il secondo strumento è il piano RRF (Recovery and Resilience Facility) ed è stato studiato come elemento di azione strutturale sul periodo che va dal 2021 al 2026. Sul totale delle risorse disponibili, il RRF fa la parte del leone, stanziando un ammontare complessivo 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 di sovvenzioni e 360 di prestiti a tassi agevolati.

 

PNNR: 235 miliardi di euro in sei anni

Veniamo ora al PNNR di casa nostra. L’Italia è la prima beneficiaria in termini assoluti degli aiuti che perverranno dal piano NGEU. Dal RRF arriverà, in tranche annuali, una liquidità da impiegare negli anni 2021-2026 pari a 191,5 miliardi di euro, di cui il 36% (68,9 miliardi) a fondo perduto. A queste risorse si aggiungono quelle del REACT-EU, pari a 13 miliardi di euro, e del Fondo complementare, pari ad altri 30,62 miliardi di euro. Ricordiamo che il Fondo complementare è una misura di ulteriore sostegno che si affianca agli aiuti UE, che verrà finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio che è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 15 aprile. 

A conti fatti, nelle casse del nostro Paese, entro il 2026 arriverà una iniezione di ben 235,12 miliardi di euro.

 

Tutto parte dal Green Deal

Benchè il NextGeneration EU, e quindi il RRF, venga comunemente associato alle misure di recovery resesi necessarie a causa della pandemia di Covid-19, in realtà il suo pilastro principale poggia sulle fondamenta di quella che comunemente viene definita “transizione verde”, derivante dall’originario European Green Deal varato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel dicembre del 2019, con l’obiettivo di trasformare l’Europa entro il 2050 nel primo continente al mondo a impatto climatico zero.

Dunque, potrà sembrare strano, ma la linea guida principale che caratterizza il NGEU prevede che le spese per gli investimenti e le riforme programmate nei PNNR messi a punto dai paesi membri dell’UE debbano sostenere gli obiettivi climatici e che non possano essere inferiori al 37% del totale sovvenzionato. Per di più tutte le riforme contenute nei PNNR devono sottostare al cosiddetto principio del "non arrecare danni significativi" all’ambiente.

Partendo da questa premessa, il RRF, quale parte del programma NGEU, delinea sei grandi aree di intervento (pillars, pilastri) sui quali i PNRR nazionali si devono focalizzare:

-        Transizione verde;

-        Trasformazione digitale;

-        Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;

-        Coesione sociale e territoriale;

-        Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale;

-        Politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani.

 

Dai pilastri del RRF alle missioni del PNNR

Sui pilastri di cui sopra, il governo Draghi, sulla base di quanto fatto anche precedentemente dal governo Conte, ha finalizzato un programma di investimenti, sviluppo e riforme articolato sulle seguenti sei missioni:

-        Prima missione: “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”. Stanzia 49,7 miliardi di euro, di cui 40,32 miliardi provenienti dal RRF e 8,7 miliardi dal Fondo complementare. Si tratta di un capitolo abbastanza ampio che, con particolare riguardo alla “Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo”, alloca 5,88 miliardi di euro, di cui 4,48 dedicati al piano Transizione 4.0.

-        Seconda missione: “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Stanzia 68,6 miliardi di euro, dei quali 59,3 miliardi dal RRF e 9,3 miliardi dal Fondo complementare. Tra gli obiettivi vi sono l’economia circolare, la gestione dei rifiuti, il rinnovo del trasporto pubblico locale, la gestione idrica, l’agricoltura.

-        Terza missione: “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”. Stanzia complessivamente 31,4 miliardi di euro, di cui 25,1 miliardi dal RRF e 6,3 miliardi dal Fondo complementare. L’obiettivo primario è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese.

-        Quarta Missione: “Istruzione e Ricerca”. Stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro, dei quali 30,9 miliardi dal FFR e 1 miliardo dal Fondo complementare. L’obiettivo è il rafforzamento del sistema educativo a tutti i livelli, con la diffusione delle competenze digitali e tecnico-scientifiche, il sostegno alla ricerca e il trasferimento tecnologico.

-        Quinta missione: “Inclusione e Coesione”. Stanzia complessivamente 22,4 miliardi di euro, di cui 19,8 miliardi dal RRF e 2,6 miliardi dal Fondo complementare. L’obiettivo è di attivare la partecipazione al mercato del lavoro, sostenendo la formazione e favorendo l’inclusione sociale.

-        Sesta missione: “Salute”. Stanzia complessivamente 18,5 miliardi di euro, di cui 15,6 miliardi dal RRF e 2,9 miliardi dal Fondo complementare. Si pone come obiettivo il rafforzamento della prevenzione e il potenziamento dei servizi sanitari sul territorio, modernizzando e digitalizzando il sistema sanitario nazionale.

 

Una brevissima considerazione

A nessuno sarà sfuggito l’ordine secondo il quale il PNNR stilato dal Governo Draghi elenca i sei punti cardine di cui si compone. Nonostante la seconda missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” rappresenti, come non poteva essere altrimenti, il capitolo di spesa più cospicuo secondo quanto dettato dal regolamento del NGEU, al primo posto ritroviamo la missione dedicata a “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”. L’obiettivo di questa missione è quello di garantire la copertura di tutto il territorio con reti a banda ultra-larga, migliorare la competitività delle filiere industriali, agevolare l’internazionalizzazione delle imprese e investire sul rilancio di due settori che caratterizzano da sempre l’Italia: il turismo e la cultura, anche con il supporto delle nuove tecnologie.

Che sia forse la volta buona dove – per la prima volta – la tecnologia viene vista come un’occasione di crescita e non di depauperamento dei posti di lavoro? dove il nuovo che avanza viene visto come opportunità di generare valore e non di divario generazionale? dove si riesca a comprendere che sostenere non significa assistere, bensì favorire la crescita con una visione ben precisa? dove si sia presa finalmente coscienza che dobbiamo colmare al più presto una serie di gap tecnologici prima che diventino dei burroni invalicabili?

Ce lo auguriamo. Naturalmente gli ingegneri sono pronti a fare la loro parte. Come sempre. 

Scarica il documento ufficiale “PNNR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” dal sito del governo italiano: https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf

di Alberto Taddei