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11 novembre 2020

I costi ambientali della mobilità

 

Certamente è il COVID-19 che è alla ribalta dei riflettori, in linea al sempre valido “ubi maior minor cessat”, ma non per questo – verrebbe da dire che le disgrazie non vengono mai da sole - prima o poi ci ritroveremo alle prese con l’emergenza inquinamento ambientale legata alle polveri sottili, in primis il PM10. In questo periodo Covid certamente non saranno di grande aiuto i mezzi pubblici, continuamente alle prese con riduzioni di capacità permessa per ridurre l’affollamento che vanno di pari passo, paradossalmente, con riduzioni del servizio portate avanti dalle aziende di trasporto che portano a maggiori affollamenti, così come l’aumento del ricorso all’auto privata vista come una sorta di “cellula di protezione” per i propri spostamenti anti- Covid. Certamente l’introduzione di nuove auto meno inquinanti, recentemente incentivate, migliora la situazione ambientale ma questa peraltro rischia di non migliorare o peggiorare con un aumento comunque delle auto in circolazione, compreso magari dei veicoli vecchi che prima circolavano molto meno. Questa mobilità individuale comporta di riflesso un costo ambientale, ma anche sanitario nel senso che determina l’’insorgere di patologie, ad esempio respiratorie, che comunque hanno un costo per tutta la società che non viene mai considerato. E’ così anche per il trasporto aereo dove la diffusione dei voli low cost che non è stata obbligata a tener conto dei costi ambientali elevatissimi (basta fare il conto per chilometro percorso e passeggero trasportato) ha finito per creare una mobilità della quale oggi riusciamo comunque a fare a meno in gran parte, lasciando solo i voli strettamente necessari per studio o lavoro, ammesso che questi non siano risolvibili con video conferenze. Si potrebbe fare lo stesso discorso per le crociere, un settore in pieno sviluppo nell’epoca ante-Covid ma che presenta costi ambientali rilevanti, con il caso limite – fresco di questi giorni - di una crociera non  stop a Singapore da dove parte una nave crociera che ritorna senza alcuno scalo 36 ore dopo. Contenti loro – i crocieristi intendo – ma questo rotonda sul mare – per chi si ricorda una canzone di qualche decennio fa- porta a consumare tonnellate di carburante con le conseguenti emissioni nell’ambiente per una sorta di giro in giostra per pochi ma con i danni a carico di tutti.

Valter Aristodemo Artelli, direttore editoriale.